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Sul filo di una vertigine

In un mondo in bilico, ansimando con l’ anima, cerco

di non perdere l’ equilibrio sul filo di una vertigine.

Tra i giorni a volte non si riesce ad andare oltre…

C’è l’ impressione addirittura di tornare indietro, risucchiati dall’ onda

che pensavamo aver superato.

La vita prima confonde e poi mette in ordine.

Tutto avviene a tappe, con pause e tempi di osservazione.

Quel che non deve avvenire non avviene, quel che deve essere non può

essere altrimenti, certe cose vanno come devono andare, ma poi

la vita rimane da riparare.

Il velo del presente occorre sollevare, guardando nella nostra semplicità

essenziale, dall’ alto della scala con la quale abbiamo attraversato la realtà.

Così, un possente movimento scioglie i nodi, ammorbidisce la rigidità della vita,

s’ infila ovunque per insegnare. Quando s’ impara a lasciar andare,

arriva la libertà. Non c’è nulla che resti da tentare.

Per fiorire, è necessario “ lasciare la presa “, smettere di stringere i pugni,

mollando il bordo della piscina per imparare a nuotare, oppure

allontanarsi dalla sicura riva del mare e prendere le dovute distanze,

scorgendo cosa c’è dall’ altra parte, con la speranza di trovare

nuovi mondi da esplorare, un porto nuovo e una barca che regga il mare,

con nuovi giorni da inventare. Guardare più in là dell’ orizzonte costituito

dai soliti sentieri, battuti mille volte, superando le apparenze e

le maschere sovrapposte, l’ infinito dietro tutte le barriere.

L’ unica via d’ uscita è prendere quota, ed ecco che scopriamo una meraviglia!

La libertà, che ci spinge a volare nel cielo delle rinascite e che possiamo

soltanto intuire in quegli istanti che le vertigini ci attraversano,

perché il vuoto che esse ci fanno percepire sotto i piedi non è niente

se paragonato allo spazio e all’ ebbrezza che sperimentiamo.

 

La vita, nel suo movimento, ci rende simile al lievito mescolato alla pasta,

ci spinge a salire, a scoprire una moltitudine di possibilità.

Dai grandi tracciati decisi e dal solco in cui ci troviamo bisogna uscire,

per scoprire passi di avanzamento sul filo oscillante della vita,

quelli che per l’ anima costano sempre fatica.

Uno sforzo orientato verso un nuovo spazio, illimitato, più ampio,

non delimitabile, al punto di percepire quella “ aria pulita “ o, luce piena

del sole, un altro scenario più grande, qualcosa a cui tutti aspiriamo.

Un uccello per lanciarci da un ramo scommette ogni volta che ce la farà,

dal ricordo costante della sua profonda natura. Per lui le ali sono la vita.

Nel volo deve essere abile a non schiantarsi a terra. A volare sempre più in alto

la libertà lo spinge, con energia e resistenza a sufficienza, per essere migliore,

più grande, libero di sentirsi vivo in caduta libera.

 

Qualcosa dentro di noi preferisce il ristagno a una vertigine,

che potrebbe cambiare tutto. Ma, sull’ orlo di una vertigine di gioia,

siamo all’ imbocco di qualcosa di grande, stando attenti a tutto ciò che,

in fondo al cuore, sta parlando.

La vita è come una vertigine… Un’ onda, che a cuore aperto ama,

consuma e accarezza la sponda.

In questa nostra onda d’ amore è indispensabile rimanere sempre in rotta,

sempre più sfiatati, scollegati, o scollati dalla nostra realtà quotidiana rassicurante,

per avventurarsi in un viaggio di scoperta e di crescita,

con i nostri giochi di ribellione interiore e di temperamento bollente,

come quegli adolescenti impazienti di lasciare casa per scoprire se stessi,

o semplicemente per inventare la propria traiettoria, la più bella storia possibile.

La vita la tessiamo continuamente, istante per istante, a seconda della trama

che imprimiamo al cuore, imparando con disinvoltura a non rinunciare,

a parlare senza parole e con un vocabolario più semplice,

facendo parlare gesti, sguardi, olfatto, gusto e perfino tatto!

“ La vita mostra il suo vero volto proprio quando si esprime “.

 

Avanti, con la pianta dei piedi. Su la testa! Un tuffo per liberarsi.

Un lancio oltre ogni cosa, per contemplare la pace e la leggerezza che ti dona.

Sfonda una frontiera dopo l’ altra, le dottrine e le convenzioni, esigendo

tutto il tuo slancio vitale, senza mezze misure nel modo d’ essere.

Dentro a una vertigine, quel senso di libertà, non lo sterile adeguamento

a regole prefissate, né la trasgressione senza esito.

Sul filo di una vertigine, è come avvertire una scossa di terremoto,

appena finita vuoi capire che cosa è successo, ma ecco arrivare la prossima scossa.

Tutto frana in modi impercettibili. Non è facile mantenere la stabilità.

Quando si vuole camminare su una fune tesa, occorre tenere un’ asta tra le mani,

per mantenere l’ equilibrio, bilanciarsi costantemente tra la destra e la sinistra,

cosicché da restare nel mezzo, altrimenti si cadrà dalla corda.

Sei tu,  il mio equilibrio, il mio supporto impeccabile!

Il lampo senza tuono, la nota senza musica, la neve che non si scioglie mai,

il  perenne oscillare di un freddo sole che tarda a tramontare.

Il mio silenzioso terremoto, il mio grande salto nel vuoto.

L’ angolo di Paradiso più vicino al mio Inferno, la mia luna calda in pieno inverno.

Se mai dimenticassi come andare a gambe levate, dammi una smossa,

ricordami che il cielo non cade mai.

 

Rosita C.